Page 36 - Vivere le città d'arte
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PIEMONTE
RIVOLI, il Castello con la Manica Lunga
  Il termine castello non deve ingannare ma nemmeno fuorviare: a Rivoli esiste una fortezza del IX-X secolo, entrata nel 1977 a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità
dell’UNESCO per il suo valore architettonico ed estetico, che oggi rappresenta il più importante e ricco contenitore di arte contem- poranea dell’Italia.
Affatto intimorita dalla vicinanza con un colosso di arte, cultura e bellezza come Torino, Rivoli, cittadina incorniciata da colline moreniche che introducono alla Valle di Susa, è una meta straordinaria che mescola le atmosfere sabaude dell’architet- tura del suo centro storico, a quelle più spiazzanti e disorientanti dell’arte contemporanea contenuta nel suo Castello.
La potenza di certe installazioni nel contesto della fortezza, il contrasto tra l’antichità della struttura e l’attualità delle opere che ospita, non possono che suscitare stupore, invitando in più di un’occasione a profondi momenti di intima riflessione.
Dopo essere stato sede del Consiglio dei Principi per volontà di Amedeo IV di Savoia nel 1330, il Castello, risalente all’XI secolo, divenne luogo di feste, cerimonie e matrimoni, come quello tra Galeazzo Visconti e Bianca di Savoia.
Nel XV secolo ospitò la Sacra Sindone in occasione della sua prima ostensione, poi nel XVI e nel XVII secolo subì diverse modi- fiche alla struttura grazie a Emanuele Filiberto di Savoia e Carlo Emanuele I, tra cui la realizzazione di un giardino terrazzato e la costruzione della Pinacoteca nella Manica Lunga.
Seguì poi un periodo inglorioso, durante il quale ci fu un vero e proprio declino dovuto alle contese tra francesi e sabaudi; il Castello divenne una caserma nel 1833 per volere del comune e infine venne pesantemente danneggiato nel corso della seconda Guerra Mondiale.
Occorrerà attendere i festeggiamenti per il centenario dell’U- nità d’Italia per sperare in un intervento di recupero, ovvero quando Umberto Chierici, soprintendente ai Monumenti del Piemonte, si interessò al Castello, affidandone i primi rilievi all’al- lora giovane architetto torinese Andrea Bruno.
Solo nel 1967, quando i fondi furono effettivamente suffi- cienti, Bruno procedette all’abbattimento delle parti marcescenti dell’atrio, ma nel 1978 le condizioni si rivelarono disastrose: le infiltrazioni d’acqua avevano ormai intaccato muri, volte, dipinti e stucchi, causando i primi cedimenti.
Nel 1979 finalmente i lavori presero il via e solo nel 1984 avvenne l’inaugurazione del Museo d’Arte Contemporanea.
Bruno ebbe la lungimiranza di rispettare l’architettura, conservando gli stucchi, le cornici e addirittura i progetti d’archi- vio di Filippo Juvarra, risalenti a inizio 700; valorizzò l’atrio non finito, fece installare lo sporto panoramico che sbuca dalla grande parete in mattoni del Castello, la grande scala sospesa e la passe- rella che, stabilendo un ideale dialogo tra passato e contempora- neità, consente di passare sopra alla grande volta della sala 18.
Successivo è il restauro della Manica Lunga, una struttura mozzafiato lunga 147 metri nata per ospitare la pinacoteca di Carlo Emanuele I, dove scale e ascensori, collocati all’esterno,
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