Page 70 - Vivere... il turismo in Italia
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TURISMONELLA' RTE
per poter ammirare Agrigento dall’alto.
Le 8 città barocche della Val di Noto
Greci, fenici, romani, bizantini, arabi, normanni, spagnoli e austriaci: tutti i popoli che hanno vissuto in Sicilia, vi hanno lasciato una traccia, arricchendo e amplificando i tesori e la cultura di un’i- sola dove, come disse Omero, pasce il gregge del sole.
Sono 7 i siti siciliani che sono entrati a far parte della lista Patrimonio dell’umanità Unesco, ovvero Villa Romana del Casale, una villa tardo romana a ridosso di Piazza Armerina, in provincia di Enna, la superba Valle dei Templi di Agrigento, con i 10 templi in ordine dorico, 3 santuari e alcune necropoli, le Isole Eolie, con Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Filicudi, Alicudi e Panarea, la Necropoli di Pantalica, con più di 5000 tombe costruite tra il XIII e il Vii secolo a.C., Palermo, con le sue meraviglie come San Giovanni degli Eremiti, la Chiesa della Martorana, la Chiesa di San Cataldo, Palazzo Reale, la Cappella Palatina, la Zisa, Ponte dell’Am- miraglio, la Cattedrale di Palermo, e il duomo di Cefalù e di Monre- ale, Monte Etna, per l’eccezionale livello di attività vulcanica e per le testimonianze inerenti a tale attività che risalgono a oltre 2700 anni, e gli 8 centri storici barocchi della Val di Noto: Caltagi- rone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli.
Sardegna, terra di giganti
I motivi per cui si ama la Sardegna sono molteplici: seduce con il suo mare smeraldo, incanta con la sua profumata e selvag- gia natura, stupisce con le sue tradizioni millenarie, ma soprattutto affascina con un patrimonio archeologico unico al mondo.
La Valle dei Nuraghi è compresa tra i territori di Torralba, Giave, Bonorva e Cheremule, in una porzione di Sardegna chia- mata Logudoru Meilogu, nel nord ovest dell’isola, ed è una tra le testimonianze più misteriose e affascinanti del passato, legate a una civiltà antichissima e unica, quella nuragica.
Degli insediamenti risalenti dal Neolitico e dall’epoca che va tra l’età del Bronzo e quella del Ferro, sono rimasti in questa area i resti di oltre 30 nuraghi, antiche costruzioni in pietra dalla forma a tronco di cono, e quelli di diverse tombe dei giganti, particolari strutture utilizzate come tombe collettive e realizzate con grossi
blocchi di pietra piantati nel terreno.
In totale in tutta la Sardegna si contano oltre 7000 nuraghi
conosciuti, ma si stima che ve ne siano oltre 10 mila.
Degli oltre 30 nuraghi che sorgono nel territorio di Torralba, la Reggia Nuragica di Santu Antine è una delle testimonianze più importanti, sia per dimensioni che per caratteristiche architettoni- che: si tratta infatti di una fortezza-castello con una torre centrale a 3 piani attorno alla quale si sviluppa un bastione di forma trian-
golare e caratterizzato da altre torri.
Nei pressi del nuraghe Santu Antine, noto anche come la
casa del re (sa domu de su Re), sono stati rinvenuti i resti di un antico villaggio che è risultato attivo fino all’epoca romana.
All’interno dell’area archeologica si trova il Museo della Valle dei Nuraghi, che ospita una buona parte dei reperti di scavo rinve- nuti presso il complesso nuragico.
Poco distante sorge il Nuraghe Oes, nel comune di Giave e precisamente nella terra dei vulcani spenti, un’area caratterizzata da 5 crateri che occupano circa 20mila mq e che è stata ricono- sciuta come Monumento Naturale Protetto.
Nel piccolo paesino di Cheremule, che sorge alle pendici del Monte Cuccuruddu, è possibile visitare il Parco dei Petro- glifi, dove ha sede una delle più importanti collezioni di incisioni rupestri della Sardegna, e dove si estende una delle più importanti Necropoli della Sardegna Occidentale, la Necropoli di Museddu.
A Bonorva, ubicata sulla piana di Santa Lucia, si trova invece la Necropoli di Sant’Andrea Priu, articolata in 18 tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, scavate nella trachite rossa (una roccia magmatica) e tipiche della Sardegna prenuragica.
La necropoli è databile intorno al 3000 - 1800 a.C., ma la domus venne utilizzata in età romana e bizantina come luogo di culto, come testimoniano gli affreschi e i dipinti presenti in alcune stanze.
Una curiosità: si narra che le janas, piccole donne metà fate e metà streghe, e quindi sia gentili che demoniache, abitassero nei buchi scavati nella roccia delle montagne, dove compivano magie e sortilegi.
La maggior parte delle tombe dei giganti della zona è andata purtroppo distrutta, ma sono ancora evidenti alcuni segni sul terreno, come nella tomba di Sa Pedra Covaccada, nei pressi del dolmen di Su Crastu Covaccadu, nel comune di Torralba; qui è rimasta solo una grande stele calcarea centinata e spezzata alla
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