Page 56 - Vivere le città d'arte
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EMILIA ROMAGNA PIACENZA,
terra di passo
PIACENZA È TERRA DI PASSO, SCRIVEVA LEONARDO DA VINCI NEL CODICE ATLANTICO, RIFERENDOSI AL FATTO CHE LA CITTADINA, ALLA FINE DEL 400, ERA UN PASSAGGIO OBBLIGATO PER RAGGIUNGERE MILANO.
Situata al centro della Pianura Padana, sulla riva destra del fiume Po, Piacenza è il punto terminale dell’antica Via Emilia e, a dispetto della sua crescita strutturale ed economica,
conserva ancora oggi un centro cittadino a misura d’uomo, da visi- tare passeggiando lentamente per riuscire a scorgere non solo le sue chiese e i suoi monumenti, ma per cogliere tutti i dettagli di un passato ricco di storia.
Questi i nostri suggerimenti!
Piazza Cavalli, centro nevralgico e affascinante piazza che deve il suo nome alle due grandi statue di cavalli in bronzo che rappresentano Alessandro Farnese e suo figlio Ranuccio, realiz- zate da Francesco Mochi in stile barocco.
Palazzo Comunale detto il Gotico, noto per aver ospitato Francesco Petrarca, edificato nel 1281 per volere di Alberto Scoto, capo dei mercanti e signore ghibellino della città. Classico esem- pio di architettura civile medioevale, è caratterizzato dall’esterno da un alto basamento marmoreo, aperto da una loggia con archi a sesto acuto; il piano superiore, dalle forme romaniche, ha archi a pieno centro traforati da finestre trifore e il contrasto tra il marmo rosa del piano inferiore e il cotto decorato a motivi geometrici dei finestrini superiori, è sorprendentemente elegante.
Cattedrale Santa Maria Assunta e Santa Giustina, o Duomo, è il principale edificio religioso della città costruito tra il 1122 e il 1233, nonché importante esempio di architettura roma- nica in Italia. Nel 1980 gli affreschi della cupola, a opera di Pier- Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone e del pittore emiliano Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, subirono un
profondo restauro grazie al prezioso contributo dello stilista Gian- franco Ferré.
Palazzo Farnese, antica residenza dei Farnese, signori del Ducato di Parma e Piacenza. A metà del 500 Ottavio Farnese e la moglie Margherita decisero di abbattere quasi per intero il castello visconteo per realizzare un palazzo reggia, su progetto di France- sco Paciotti e sotto la direzione di Jacopo Barozzi, detto il Vignola. Il complesso non venne terminato e oggi è noto per essere un gigantesco incompiuto costituito da tre piani e un vasto semin- terrato.
Attualmente il Palazzo è sede del Museo Civico, della Pina- coteca, del Museo delle Carrozze e del Museo del Risorgimento.
Un dettaglio di colore
La scalinata che collega Via Mazzini a Via San Bartolomeo era nota come la muntä di rat, la salita dei ratti, riferita al fatto che, con le piene del Po, i topi la utilizzavano per fuggire dall’acqua.
La dispensa di Piacenza
Piacenza, come tutta l’Emilia Romagna, è sinonimo di cucina ricca e saporita: salumi e formaggi piacentini, gnocco fritto, pisaréi e fasö (gnocchetti e fagioli borlotti), tortelli con la coda ripieni di ricotta e spinaci, anolini in brodo (la specialità delle feste di Natale), bomba di riso (pasticcio di riso e carne di piccione, il piatto preferito da Elisabetta Farnese, regina di Spagna), polenta e cavallo, lumache, stracotto e, per digerire, il famoso bargnolino, a base di bacche di prugnolo.
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