Page 77 - Vivere le città d'arte
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 Nessuno rimane indifferente al Colosseo, il più grande anfi- teatro del mondo romano, simbolo della città nell’immaginario di chiunque, ma in grado di sorprendere sempre quando lo si vede dal vivo, così come all’iconica Fontana di Trevi, la più grande fontana di Roma, la più fotografata, protagonista del film La Dolce Vita del compianto regista Federico Fellini, e in assoluto la più ricca di dettagli e leggende.
Al di là del lancio della moneta nelle sue acque, che l’usanza dice serva per favorire un ritorno a Roma, sul suo lato destro si trova una vaschetta triangolare con due piccole cannelle: questa è la fontana degli innamorati e le coppie che si abbeverano qui, così narra la leggenda, resteranno innamorate e fedeli a vita.
Un concentrato di bellezza, armonia delle linee, e calcolo perfetto della geometria delle masse, è invece il Pantheon, fonte di ispirazione dei più grandi architetti di ogni epoca e uno degli esempi meglio conservati dell’architettura monumentale romana.
La sua storia inizia nel 27 a.C., per volere di Marco Vipsanio Agrippa, ma fu successivamente grazie all’intervento di Adriano tra il 118 e il 125 d.C. che assunse la forma attuale, con l’ingresso sulla grande piazza porticata.
Dopo essere stato saccheggiato e caduto in stato di abban- dono, consacrato a Santa Maria ad Martyres da Papa Bonifacio IV nel 609 d.C., privato del rivestimento bronzeo del portico succes- sivamente nel 1625 da Papa Urbano VIII Barberini (episodio da cui derivò il detto “quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”), nel 1870 il Pantheon divenne sacrario dei re d’Italia, accogliendo le spoglie di Vittorio Emanuele II, Umberto I e Margherita di Savoia, oltre che quelle di numerosi artisti tra cui Raffaello Sanzio.
La sua particolarità è data dalla struttura cilindrica preceduta da un portico con colonne corinzie che sorreggono il frontone; la grande camera circolare è cinta da mura spesse in muratura e da
8 piloni su cui poggia il peso della cupola emisferica, più grande di quella della Basilica di San Pietro.
Notevoli le sue dimensioni, l’altezza del Pantheon è pari al diametro della sua cupola, poco più di 43 metri, e perfetto il decoro della parte interna di quest’ultima, dato da 5 ordini di 28 cassettoni che vanno restringendosi verso l’alto.
E straordinario infine l’oculo di 8,92 metri di diametro, che permette alla luce naturale di entrare illuminando l’edificio; durante il solstizio d’estate il raggio di sole proietta un enorme disco luminoso sul pavimento del Pantheon, di diametro uguale a quello dell’oculo.
Se piove, l’acqua sparisce nei 22 fori pressoché invisibili sul pavimento, mentre nel giorno della Pentecoste ogni anno una pioggia di petali di rosa viene fatta scendere all’interno dall’alto, come celebrazione conclusiva del Corpus Domini.
Rimanendo sui monumenti più conosciuti e più identificativi di Roma, non si può non parlare del Vittoriano, il monumento al re Vittorio Emanuele II, con la sua ampia scalinata che conduce all’Altare della Patria.
Originato dal progetto di Giuseppe Sacconi, un giovane architetto marchigiano che si ispirò ai grandi santuari dell’età clas- sica, nel corso della sua realizzazione che partì nel 1885 ci furono diverse modifiche, soprattutto nella scelta del materiale.
I lavori proseguirono poi con Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini, che li conclusero nel 1935, ma il complesso venne inaugurato ancora incompleto nel 1911, durante l’Esposizione Internazionale per il cinquantenario dell’Unità d’Ita- lia e con la presentazione della grandiosa statua equestre in bronzo dorato dedicata a Vittorio Emanuele II: ben 50 tonnellate di bronzo ottenuto fondendo i cannoni dell’esercito, per realizzare una statua lunga 10 metri e alta 12. All’interno della pancia del
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