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MUSEONAZIONALEDA' BRUZZO
Alla scoperta del MuNDA, il museo
che visse due volte
Il Museo Nazionale d’Abruzzo è il museo che visse due volte.
La prima, il 23 settembre 1951, nel Castello Cinquecentesco dell’Aquila restaurato dai danni dell’occupazione nazista, e la seconda, il 19 dicembre del 2015, con
la riapertura degli spazi espositivi nel complesso architettonico dell’ex mattatoio comunale della città, in Borgo Rivera, di fronte alla celebre Fontana delle Novantanove Cannelle, dopo il catastrofico sisma del 6 aprile 2009 che determinò la chiusura forzata del Castello ancora oggi interessato dai lavori post sisma.
Ma la storia travagliata del più importante museo dell’Abruzzo non deve trarre in inganno: a dispetto delle sfortunate vicissitudini, l’identità e il patrimonio artistico cultu- rale di un’intera regione sono stati restituiti a nuova vita grazie a complessi interventi di restauro e alla tenacia e caparbietà spesso insite nell’animo degli aquilani e di tutti gli abruzzesi.
Dichiarato museo autonomo nel 2019, il MuNDA non si è dato per vinto nemmeno con la pandemia e ha chiuso il 2022 con numeri da record: oltre 41mila le visite regi- strate grazie alle tante iniziative messe a punto, i nuovi allestimenti, le attività di didattica, le diverse strategie di potenziamento della visibilità e, infine, alle aperture straordinarie del bastione est del Castello Spagnolo dove dimora la vera superstar, ovvero il Mammut, grande fossile fra i più completi di Mammuthus meridionalis, lì custodito dal 1960 dopo il suo rinvenimento nella conca aquilana.
«Il 2022 è stato un anno intenso - riferisce la direttrice delegata del MuNDA Fede- rica Zalabra - ma l’impegno profuso a far sentire che il Museo c’è, e ha intrapreso un percorso di crescita significativo, si è tradotto in un afflusso importante, al di là delle aspet- tative. Oltre alle aperture straordinarie dell’ala del Castello per riportare tra il pubblico il Mammut, abbiamo arricchito con nuove opere l’attuale sede del museo nell’ex mattatoio. Ovviamente ci auguriamo di poter tornare presto a casa, nel Castello, che rappresenta uno dei luoghi identitari della comunità aquilana, ma confidiamo nel frattempo di regalare grandi emozioni anche qui, in Borgo Rivera».
Il MuNDA, che ospita molti reperti archeologici tra cui il calendario Amiternino del 20 d.C., dipinti, sculture e oreficerie dal Medioevo all’Età Moderna, le Madonne Lactans medievali, lo straordinario Trittico di Beffi del ‘400, le opere di Saturnino Gatti del ‘500, Mattia Preti del ‘600 e le recenti acquisizioni del secondo Ottocento abruzzese, prevede ad aprile una mostra sulle tavolette del Maestro di Campo di Giove della fine del XIV sec. recuperate, in parte, a cento venti anni dal loro furto e a dicembre la mostra “Giulio Cesare e Francesco Bedeschini. Disegno e Invenzione all’Aquila del Seicento”.
«I capolavori che preserviamo e integriamo nell’esposizione - conclude Federica Zalabra - testimoniano l’identità, la storia e la vitalità della cultura dell’intera regione e alcuni di essi sono stati recuperati tra le macerie del sisma. Ridare loro nuova vita significa ricostituire parte del patrimonio di ogni abruzzese».
IN ATTESA DI TORNARE A CASA, NUMERI DA RECORD PER LE COLLEZIONI PIÙ IMPORTANTI DELL’ABRUZZO
Il Mammuthus meridionalis
è collocato nel Castello Cinquecentesco ancora chiuso per lavori post sisma. È visitabile, al momento, solo in occasione di aperture straordinarie
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